
2007 / pp. 225 / € 12,00 € 11,40
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Presentati con modestia da un filosofo che modesto non era, questi “scritti filosofici minori” conquistarono un pubblico e fecero di Schopenhauer un avvenimento culturale non passeggero. Nelle intenzioni dell’autore, i Parerga dovevano servire di rifinitura al sistema del Mondo come volontà e rappresentazione, ne chiarivano gli sviluppi con un’esperienza arricchita, e commentavano in estensione, con una trattazione disunita, l’invadenza razionale esauriente di quella visione del mondo. L’opera invece fu afferrata per se stessa, fu una scoperta, perché in essa per la prima volta un grande pensatore riusciva a comunicarsi e soltanto in seguito divenne un’introduzione alla più ardua costruzione, compressa, del Mondo. Anche ora, dopo un secolo, ritroviamo nei Parerga qualcosa di essenziale, che il Mondo non dà, e accostiamo le due opere come complementari, in ogni caso come le più importanti del filosofo». Così scriveva Giorgio Colli nella prefazione ai Parerga (1963), con la prima parte dei quali diamo inizio a una nuova edizione delle opere di Schopenhauer.
Pubblicati nel 1851, i Parerga sono equivalenti per ampiezza al Mondo come volontà e rappresentazione e, assieme a questo, costituiscono i quattro quinti dell’opera intera di Schopenhauer. L’autore vi lavorò per sei anni, dal 1845 al 1850, e anche dopo la pubblicazione continuò a dedicarsi a quest’opera, annotando correzioni e aggiunte. Queste pagine ci danno la piena rivelazione dello Schopenhauer saggista, polemista e moralista, che mette il suo sistema metafisico alla prova dei fatti più disparati. Appassionanti vagabondaggi nella storia della filosofia si giustappongono così all’analisi di temi psicologici e addirittura parapsicologici (si veda per esempio il Saggio sulle visioni di spiriti) e a memorabili attacchi, come quello Sulla filosofia delle università, che non colpisce soltanto l’aborrito Hegel ma tutto un certo impianto della cultura tedesca. È proprio in questi testi, nel loro rigore che accetta di esporsi a tutti i casi dell’esperienza e della storia, che potremo constatare quale immensa ‘sprovincializzazione’ del pensiero occidentale Schopenhauer abbia compiuto, mettendo fra l’altro in contatto, per la prima volta in modo radicale, i nostri strumenti epistemologici con le Upanisad e i testi buddhistici. Così egli apriva la strada a Nietzsche e diventava un indispensabile punto di appoggio per esseri così diversi come Wagner, Freud, Thomas Mann e Wittgenstein.