Arthur Schopenhauer
Il mio Oriente
Piccola Biblioteca Adelphi, 556
2007, 3ª ediz., pp. 225, 1 tav. in b/n
isbn: 9788845921803
Fra i molti elementi controcorrente che resero celebre Schopenhauer presso una ristretta cerchia di contemporanei e contribuirono nel Novecento a trasformarlo in oggetto di culto per una ben più folta schiera di appassionati vi è senz’altro la lungimirante apertura nei confronti del mondo, della cultura e della religiosità dell’Oriente, in particolare dell’India. Alcuni, da Nietzsche a Hesse, videro in ciò il segno di una inarrivabile libertà intellettuale: per Schopenhauer non la Grecia, non Roma, non il Cristianesimo rappresentano la culla e l’età dell’oro dell’umanità – e, quindi, dell’Europa –, bensì l’India, il Brahmanesimo e il Buddhismo. Certo egli non fu il solo a pensarlo, giacché una sorta di indomania caratterizzò l’intera cultura romantica. Schopenhauer fu però il primo e unico filosofo a inserire organicamente l’India in un poderoso sistema di pensiero, facendone il cardine della sua metafisica e della sua etica: «Buddha, Eckhart e io insegniamo nella sostanza la stessa cosa» annotò due anni prima della morte, consapevole di imprimere così il proprio sigillo di verità a un’opera destinata a permanere.