2002 / pp. 104 / € 11,00 € 10,45
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Protagonista di Palla avvelenata è una contrada intera, dominata da una piccola orda di ragazzi, che esplorano testardamente il loro territorio periferico, almanaccando sugli animali, il sesso e le stranezze del mondo. Intorno a loro, schegge dell’esistenza degli adulti si scontrano e si allontanano disordinatamente, finché la formicolante scena collettiva si condensa, per forza d’istinto, intorno a un nuovo centro: un essere silenzioso, che ha mostruose e soggioganti caratteristiche sessuali, venerato come proprio nume dall’orda dei ragazzi. Su questo personaggio di ambigua potenza, straniero nella piccola società della contrada, si scatenano, come su un capro espiatorio, tutte le tensioni occultate. Come si vede, è lo schema stesso della tragedia, che qui Mattioni ha abilmente camuffato in grottesco: con ironica sobrietà ci viene mostrato come una sorta di carica sessuale collettiva, presenza sottocutanea di tutta la storia, finisca per sfociare nella ferocia e in un’improvvisa furia distruttiva, ilare e macabra.
In certo modo analoga è la vicenda dell’altro lungo racconto, Ritratto di Novella, scritto qualche anno prima: solo che qui il personaggio centrale, invece di essere una muta e misteriosa vittima, è una loquace, vivacissima e scandalosa «donna indipendente», Novella, che attira nel suo covo, come in una tela di ragno, qualsiasi uomo per farne la sua preda. L’azione di questa specie di commedia narrativa si svolge su un palcoscenico di case in rovina, ancora fittamente abitate, dove gli spudorati estri e le provocazioni di Novella finiranno per portare la composita comunità a un’esplosione acquietante.