2002 / pp. 104 / € 11,00 € 10,45
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La «figura bianca» di una ragazza in piedi sulla balaustrata di una grande scala di pietra: è la prima apparizione di Alma, il suo primo «richiamo», fra i molti che traverseranno poi la vita di un uomo da lei perennemente attratto e insieme incapace di afferrarla o di decifrare il significato di quel richiamo. Così, alla fine, a quell’uomo «qualsiasi» non rimarrà che diventare il narratore di questo libro, ripercorrendo il labirinto di immagini, di avvertimenti, di sensazioni che Alma ha lasciato, come una scia fosforescente, nella sua memoria. E, nel raccontare, un dubbio si farà strada in lui: che proprio quella vita non vissuta, ma appena sfiorata, fosse la sua «vera vita».
Mai come in questo romanzo Mattioni è riuscito a sovrapporre a una realtà quotidiana e sorda la pellicola iridata di un «altro» mondo, che a tratti aderisce perfettamente al primo, creando così un effetto di ricorrente, misteriosa allucinazione. Nella storia di Alma, questa inafferrabile ragazza che ogni volta appare con un volto diverso, in un luogo diverso e con un «richiamo» diverso, riemerge silenziosamente, e senza che Mattioni sia mai costretto a sottolinearlo, un archetipo che ha nutrito, fra l’altro, tanti testi della letteratura tedesca dal primo romanticismo a Spitteler: quello della «ricerca dell’anima», vissuta attraverso una figura femminile, sfuggente e mutevole. Qui sarà una Ondina che lascia le sue tracce per le strade di una Trieste mai nominata, eppure minutamente evocata. Ma la penetrante amarezza della storia di Mattioni è nel fatto che la ricerca, questa volta, è tutta un lungo fallimento. Stretto in un’oppressiva gabbia psichica, di cui non si rende neppur bene conto, il protagonista non prende mai la via giusta proprio perché non riesce mai a perdersi. Sempre sul bordo di un confine invisibile, ogni volta viene bloccato da un nascosto sentimento di ostilità verso l’ignoto – che è poi innanzitutto ostilità verso il se stesso ignoto. E, soltanto quando le apparizioni di Alma saranno cessate, quando ormai la vita del narratore avrà dimenticato quel «tremore» che si accompagnava al passaggio della sua figura, egli incontrerà il trasparente segreto che aveva sempre evitato di riconoscere.