1982 / pp. 124 / € 6,00 € 5,70
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Dei racconti di Roberto Vigevani si potrebbe dire: sono storie tristissime, scosse però da un insopprimibile riso. L’autore infatti sembra servirsi della sua straordinaria forza comica per smuovere il peso di ossessioni lancinanti, che ritroviamo variate in tutte le sue storie: disparati resoconti da una terra fantastica che ci è sinistramente familiare (e non è un caso che molti abbiano notato delle rassomiglianze fra l’universo di Vigevani e quello di Woody Allen).
Con lo sguardo micidiale del vero scrittore satirico, Vigevani sa scegliere e centrare i suoi bersagli: incontriamo così, in queste pagine, un appassionato lettore di materiale illustrativo dei trenini elettrici Spintermore, che certi suoi parenti americani dovrebbero mandargli e non gli manderanno mai, e che lui tuttavia non smette di aspettare, con la disperata fiducia di chi, almeno, capisce «l’importanza dei cataloghi»; un decoratore ricoverato in manicomio che osserva con tranquillo scherno i nuovi esperimenti terapeutici condotti su lui stesso e i suoi compagni di reclusione da un gruppo di psichiatri illuminati; un funzionario della televisione che finisce per essere ammesso nello stesso ospedale in cui è riuscito a far ricoverare sua madre, unica soluzione rimastagli avendo egli progressivamente tagliato ogni contatto con la realtà (compresa sua moglie) per assistere appunto la terribile madre – la quale, nonostante le precarie condizioni di salute, partirà per un lungo viaggio in Europa: ma non con lui... I personaggi di queste storie hanno da gran tempo rinunciato a capire – ma continuano a cercare di rendersi ragione del proprio stato: e intanto guardano il mondo, come «dalla pancia di un orso bianco», con occhi penetranti e stupefatti.