1992 / pp. 140 / € 12,00 € 11,40
1992 / pp. 140 / € 12,00 € 11,40
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Narrativa contemporanea
1970 / pp. 165 / € 0,00
Consegnato a un’infermiera in un ospedale di New York, dentro una busta indirizzata a «Franz Kafka, Praga», questo manoscritto è la storia, desolata e atrocemente comica, di un giovane ebreo di Chicago, Mansholt Levy, ironico, sognatore e masochista per vocazione, a cui gli antenati hanno lasciato «soltanto muffa, polvere e abitudini, cattive abitudini naturalmente». Antica, fra queste «cattive abitudini», è quella di cercare tutte le disgrazie della vita e insieme di farsene cercare, in un circolo vizioso che fa la voluttà di ogni talento introspettivo come quello di Mansholt. Ma nessuna di quelle disgrazie sarà tanto schiacciante per il giovane Mansholt quanto il suo matrimonio con una vistosa bionda, sana e intraprendente ragazza americana, aliena da ogni impaccio di origine europea, avida di far carriera e soldi in ufficio e di andare a letto con altri, non per banali ragioni erotiche ma per poter ‘esprimere se stessa’ e ‘cercare la sua identità’. Così il diario di Mansholt è innanzitutto una cronaca trascinante dei ‘disastri della coppia’, fra cibi macrobiotici e oroscopi, analisti selvaggi, gruppi femministi ed esploratori del corpo. E questa cronaca, sempre più folta di sogni e allucinazioni grandiosamente hollywoodiane, che fanno da controcanto a una realtà quotidiana sempre più sordida, coincide poi con un processo di tranquilla, ineluttabile disgregazione psicologica nel protagonista.
Roberto Vigevani, scrittore fiorentino che non ha mai messo piede a New York, sembra uscito dal cappotto di Woody Allen (e del Singer delle storie americane). Con aria svagata e leggera ci racconta una storia disperata, dove il grottesco e l’ilarità continuamente dilagano.