
Carlo Dossi
Note azzurre
Edizioni speciali
1964, pp. XXII-1083, 16 tavv.
isbn: id-1532
Le Note azzurre – il lungo diario contenuto in sedici cartelle azzurro oltremare che Carlo Dossi tenne tra il 1870 circa e il 1907 – rappresentano nella storia letteraria italiana un unicum irripetibile. In apparenza zibaldone di osservazioni e commenti di varia natura, esse sono in realtà un’opera perfettamente conchiusa, specchio deformante di un’epoca di eccezionale importanza nella storia italiana (quella immediatamente successiva alla formazione dello Stato unitario) e immenso serbatoio in cui confluiscono gli umori più sottili dell’intera generazione post-romantica, filtrati attraverso un ingegno alto e capriccioso, estremamente sensibile alle più diverse sollecitazioni. Le notazioni autobiografiche vi si alternano a giudizi letterari e politici spregiudicati, a infiniti spunti di novelle e romanzi mai scritti, ad aforismi esemplari, a sarcasmi violenti e a fantasiose ironie. Ma questo apparente monologo, animandosi di un’infinità di aneddoti non di rado scabrosi su personaggi illustri o poco noti della società milanese e italiana contemporanea, si fa poi, a mano a mano, effettivo dialogo con un mondo in rapida evoluzione, di fronte al quale Dossi testimonia una preoccupazione morale che si avvia a divenire sociale. La frammentarietà dell’opera trova una sua unità poetica in uno stile personalissimo, elaborato attraverso una capacità di invenzione linguistica eccezionale. Così all’interesse per l’inedito ritratto del nostro vicino passato si unisce l’interesse letterario per una prosa che è il frutto più maturo della Scapigliatura lombarda, e che rappresenta un punto di riferimento ormai d’obbligo per qualsiasi innovazione linguistica. Del resto, carattere introverso, ombroso e inquieto, soltanto nella libertà assoluta dell’annotazione diaristica Dossi poteva trovare quella possibilità di definirsi compiutamente che nelle opere di narrativa da lui pubblicate era riuscita solo in parte a realizzarsi.
Delle Note azzurre era stata pubblicata, nel 1912, solo un’edizione parziale (pari a circa un terzo dell’opera), a cura della vedova, secondo una scelta condizionata da superate ragioni di riserbo verso persone allora viventi. La presente edizione riproduce, in un unico volume, l’edizione Adelphi del 1964, a cura di Dante Isella.