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Evelyn Waugh

Quando viaggiare era un piacere

Traduzione di David Mezzacapa

Biblioteca Adelphi, 316
1996, 3ª ediz., pp. 438
isbn: 9788845911699

Temporaneamente non disponibile
IN COPERTINA
François-Louis Schmied, tavola laccata per la copertina del libro di Anna Elizabeth de Noailles, Les Climats, Société du Livre Contemporain, Paris, 1924. FRANÇOIS-LOUIS SCHMIED BY SIAE 1995
SINOSSI

Per un vero inglese, attraversare la Manica è un evento più drammatico e memorabile di un qualsiasi passaggio di confine, forse perché nessuno come un vero inglese è convinto di vivere nel luogo dove le cose sono come devono essere. Ma al tempo stesso nel luogo dove l’essenziale può mancare – per esempio, il piacere. Così il giovane Evelyn Waugh, insolente e rapace ventiseienne, si lanciò in sette anni di viaggi, ancora immersi nell’ultimo alone dell’incoscienza anni Venti, «in cerca di una cosa sola, il piacere». E come si presentava, allora? Era «il barocco, il lusso, la sorpresa; la gastronomia, i vini, gli individui eccentrici, e poi di giorno le grotte, e di sera i ritrovi del malaffare». C’è in Quando viaggiare era un piacere un’euforia asciutta, un’esuberanza irrefrenabile, un astrale snobismo, una capacità di provocare gli occasionali scenari che disarmano ogni lettore e lo costringono a diventare l’ombra complice di questo viaggiatore caustico e invadente, sempre in movimento da un porto all’altro, senza «proprietà che non entrassero comodamente nel carrello di un portabagagli». Ma non solo del piacere andava in cerca il giovane Waugh. Desiderava il reale sotto tutte le forme, con predilezione per le più aberranti. Si comincia con il piacere e si finisce con la politica, «maledizione» moderna. E non sarà del tutto incongrua la progressione, se nei cinque pannelli che costituiscono questo libro, dove Waugh raccolse tutto ciò che desiderava conservare dei libri di viaggi scritti fra il 1929 e il 1936, incontreremo volta a volta l’esilarante racconto di una crociera nel Mediterraneo in cui si propone con sofisticato sarcasmo la sottile differenza fra un turista e un viaggiatore; l’incoronazione a imperatore d’Etiopia di Ras Tafari, il Negus Hailé Selassiè, guardata da un occhio non diverso da quello di Alice al suo incontro con il Paese delle Meraviglie; un complicato viaggio di ritorno, denso di significati e rivelazioni, attraverso il cuore dell’Africa Nera; una serie di strabilianti avventure nella Guyana Britannica, che si conclude con una puntata in Brasile; una seconda visita a Addis Abeba, questa volta nel «travestimento, a me inconsueto ma non del tutto alieno», di corrispondente di guerra, nell’attesa, assaporata in tutto l’assurdo della situazione, dell’invasione italiana.

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