2008 / pp. 200 / € 18,00 € 17,10
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All’età di cinquecento anni, Noè, che sino allora non aveva avuto figli, genera a breve distanza Sem, Cam e Iafet. Poco dopo Dio lo chiamerà per rivelargli un segreto e proporgli un «patto»: l’umanità è condannata a perire nel diluvio, salvo lui e i suoi figli. Ma perché Dio si rivolge proprio a Noè? E qual è il fine di questo «compromesso»? Quale vantaggio trae Dio dal diluvio? In questo suo «saggio romanzato» – come lo ha definito Karl Kerényi – Mario Brelich ci ha dato un primo esempio di quella sua lettura maliziosa e acuminata della Sacra Scrittura intorno a cui ruota tutta la sua opera. Ciascuno dei suoi libri scopre in quei testi qualcosa che tutti sembrano aver trascurato: e da lì parte una ricostruzione che dà una singolare vivezza e spessore a quegli augusti personaggi. Con un lieve sorriso agli angoli della bocca, Brelich ci spinge inesorabilmente a riscoprire, tolto ogni velo moraleggiante, la terribile realtà di quelle storie: ogni volta si tratta di un momento critico, paradossale, tragico e ironico al tempo stesso nella lunga vicenda fra il Dio biblico e l’uomo, di uno di quei momenti in cui Dio decide di scrollarsi dalla sua sonnolente onniscienza per regolare in nuovi termini i suoi rapporti con l’umanità. Noè segna il primo di questi «patti»: un amaro accordo che sigilla il definitivo allontanarsi dell’uomo dal Paradiso, attraverso una sorta di iniziazione a rovescio, che si compie nell’arca, nel «fecondo stato di morte della tomba galleggiante». Ma anche l’uomo ha le sue malizie: alla fine, scoprendo il vino, l’indecenza e l’ubriachezza, Noè risponderà alla divina perfidia tenendo fermo al ricordo di quella «ebbrezza dell’essere» che darà al Signore nuove complicazioni con l’umanità, quali Brelich ha già raccontato nelle successive puntate del suo feuilleton metafisico: Il sacro amplesso e L’opera del tradimento.