2019 / pp. 246 / € 14,00 € 13,30
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Adelphi eBook
2019 / pp. 246 / € 7,99
«Fra questi racconti – alcuni dei quali sono ... i più singolari e profondi che siano stati scritti in lingua italiana, e non solamente in questa lingua – alcuni portano in scena poltrone, divani, armadi e altri mobili, in ispecie di personaggi sensibili, parlanti e operanti». Così scrive Savinio, ed è la più efficace presentazione di questo libro, matura creazione della sua migliore vena narrativa, lussureggiare di immagini in acrobatico equilibrio tra realtà e allucinazione. Così, nella Pianessa, la signorina Fufù, «vecchia zitella dal nomignolo a vapore e stantuffi», dopo essersi fatta sedurre dall'«occasione stupenda» di «un pianoforte a coda e lungo come una balena, basso sulle zampe tarchiate e tozze», ne avverte la virile presenza con profondo turbamento, salvo poi trovarsi di fronte a una clamorosa agnizione. In Casa della stupidità una statua di marmo che sostiene il balcone di un palazzo decide di «andarsene», ben contenta di provocare in tal modo il crollo dell'edificio, giacché tra quelle mura alligna la «stupidità a tutti i piani». In Poltrondamore il commendatore Candido Bove, malinconico neovedovo, ascolta fortuitamente una conversazione tra i vari componenti del suo arredamento – «quelle strane voci, quelle voci soffocate, quelle voci “di stoffa” sono le voci dei mobili» – e viene così a scoprire, ahilui, quello che mai avrebbe dovuto sapere. Ma tutti i racconti qui riuniti sono intrisi di una sorta di animismo che, dichiaratamente, è in Savinio qualcosa di più di una cifra poetica – e il lettore, così come uno dei personaggi, si troverà proiettato in quella «felice condizione tra sogno e realtà che scioglie i problemi più ardui, svela i segreti della vita».