Sándor Márai
Lultimo dono
Diari 1984-1989
Biblioteca Adelphi, 541
2009, pp. 236
isbn: 9788845923913
Fra il 1986 e il 1987 Sándor Márai, che da più di trentanni ormai vive negli Stati Uniti, perde i due fratelli e la sorella, e anche il figlio adottivo, appena quarantaseienne. Ma soprattutto perde Lola, la donna che è stata la sua compagna per sessantadue anni: Márai, che ha coltivato il sogno impossibile di morire insieme a lei, è costretto a vederla spegnersi lentamente e, dopo averne disperso le ceneri nellOceano, a proseguire unesistenza che gli appare ormai priva di senso. Il pensiero stesso della «letteratura» gli provoca ormai solo nausea e disgusto. Eppure e fin quasi alla vigilia della morte il vecchio «scrittore ungherese» (ché questo egli sarà sempre, afferma, ovunque egli vada) continua, nel monologo ininterrotto che è il suo diario, a registrare annotazioni di ogni genere: aforismi perfetti (la cui acida esattezza ricorda a volte Cioran); lucide riflessioni sulla letteratura (soprattutto quella ungherese, a cui non smette di interessarsi, ma anche Conrad, James, Marco Aurelio, il duca di Sully, Caterina da Siena), sul mondo contemporaneo, sul tema dellesilio («Lesule che non fa ritorno a casa diventa un personaggio grottesco, se ne sta accoccolato su in alto, come lanacoreta in cima a una colonna, e aspetta che arrivino i corvi a portargli da mangiare») e naturalmente sulla prossimità della morte: «La morte è vicinissima, ne sento lodore. Ma ho ancora qualcosa da spartire con la vita». Sono proprio le estreme, sconvolgenti pagine dellautore delle Braci. Sándor Márai scrive lultima frase il 15 gennaio del 1989. Esattamente un anno prima si era comprato una rivoltella ed era andato più volte in un poligono di tiro per imparare a usarla. Il 21 febbraio, tredici mesi e mezzo dopo la morte di Lola, si uccide.