Anna Maria Ortese
Romanzi II
La Nave Argo, 9
2005, pp. 1143
isbn: 9788845920264
Nel presentare il primo volume dei Romanzi – comprendente Poveri e semplici, Il cappello piumato e Il porto di Toledo, e dunque il ciclo ‘autobiografico’ – osservavamo che la statura di narratrice della Ortese quale si era venuta affermando fra gli anni Ottanta e Novanta era tale da imporre una rilettura fondata su cure critiche e filologiche degne di una fisionomia d’eccezione, estranea all’ordine esistente ma di assoluto rilievo sul piano europeo. E al compito di andare oltre la mera compilazione di testi non si sottrae il secondo volume, dedicato a quella trilogia fantastica (L’Iguana, Il cardillo addolorato, Alonso e i visionari) che fonda il più enigmatico bestiario del Novecento – dalla «bestiola verdissima e alta quanto un bambino, dall’apparente aspetto di una lucertola gigante, ma vestita da donna» sino al piccolo puma dell’Arizona oggetto di un odio irragionevole o di un amore inerme – e insieme delinea una dottrina, un’etica (o forse una mistica) dove il male è il «dolore recato all’altro» e l’amore, suo antidoto, «solidarietà cieca». Le accurate Note ai testi, infatti, nel ricostruire l’iter di formazione dei romanzi, aprono prospettive insospettate: come il «secondo finale» dell’Iguana, romanzo apparso per la prima volta sul «Mondo» nel 1965 e infine da Adelphi nel 1986, ma che, con la sua incompiuta metamorfosi, ha sempre ossessionato la scrittrice, inducendola a infiniti rifacimenti. O come il segreto e seducente Mistero doloroso, incunabolo del Cardillo: storia «un po’ magica di Napoli già toccata dai Francesi, ma ancora borbonica», e della estatica adorazione di Florì – strana adolescente dalla «bianchezza stellare» e dai «puri occhi grigi» – per il triste e severo principe Cirillo di Borbone, che la considera solo «un uccello o un fiore intravisto in un negozio, o disegnato sul parato della sua camera sontuosa».