2024 / pp. 119 / € 12,00 € 11,40
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Fabula
2001 / pp. 137 / € 14,00 € 13,30 -
Adelphi eBook
2024 / pp. 119 / € 6,99
Pubblicato per la prima volta nel 1975, Il porto di Toledo ebbe la sorte dei grandi libri in anticipo sui tempi o da essi radicalmente discordi: non fu capito, se non in minima parte. Oggi, a distanza di oltre ventanni, e dopo che opere successive come Il cardillo addolorato hanno contribuito a illuminarne la complessa natura, Il porto di Toledo si presenta in una nuova edizione rivista. E apparirà tuttora sconcertante, questo romanzo che è memoria stravolta di una adolescenza vissuta prima della guerra e vissuta in una città visionaria (la Toledo del titolo) attraverso gli occhi di una tredicenne, Damasa, che «non sa il nome delle cose e soprattutto non sa nulla del tempo». Ma, anche, il libro imporrà la sua misteriosa bellezza, come di resoconto da un mondo dove «tutto ciò che si vede o accade è incantato o spaventoso», mentre nel cielo si profila limmensa Tigre che è la guerra. È forse il romanzo più azzardato di Anna Maria Ortese, quello che ci spinge verso luoghi più remoti: «Comprendevo adesso scrivendo Toledo una cosa: che ogni cosa è intimamente inconoscibile. Non per tutti. Per alcuni e dovevo vedermi tra questi linconoscibile è il vero. Un tempo, un paese possono essere senza lapidi, come la luna. E uomini e donne possono non avere vero nome, essere unicamente forze ostinate, ignoti suoni. Cè la storia fuori, cè la Tigre nel cielo; e qui, nulla. Come in una casa (città) dimenticata».