Isaiah Berlin
La libertà e i suoi traditori
A cura di Henry Hardy
Piccola Biblioteca Adelphi, 534
2005, 3ª ediz., pp. 275
isbn: 9788845920134
Trasmesse con enorme successo dalla BBC nel 1952, queste conferenze sono sei ritratti memorabili di altrettanti «nemici della libertà» e al tempo stesso la migliore introduzione al pensiero filosofico di Berlin. In ciascuno dei sei «cattivi maestri» – tutti appartenenti al periodo della Rivoluzione francese – Berlin individua un nucleo irriducibilmente autoritaristico o illiberale, che ne offusca la portata teorica o le singole intuizioni. Così Rousseau si ostina a credere, come un «matematico folle», alla possibile quadratura del cerchio tra libertà e autorità; Fichte è alla radice di ogni metafisica nazionalistico-idealistica e delle catastrofi che ne derivano; Hegel finisce con l’avallare ogni forma di potere e sopraffazione facendo coincidere «ciò che è buono con ciò che ha successo»; Saint-Simon, invocando una «grande gerarchia neofeudale» e «una pianificazione imperativa», prefigura le religioni secolari del socialismo reale; e persino de Maistre, con cui Berlin simpatizza per la sua visione disincantata della natura «umana» come aggregato di «crudeltà, dolore e caos», approda a un’apologia di quella «divina» in quanto legittimazione del potere.
Berlin ci mostra così come le sofferenze individuali e collettive scaturiscano dalla pretesa di intervenire astrattamente sui difetti e sui limiti della nostra specie, di voler raddrizzare con la violenza fredda di un sistema – filosofico, politico o economico – il «legno storto» dell’umanità.