Wisława Szymborska
Discorso all’Ufficio oggetti smarriti
Poesie 1945-2004
Biblioteca Adelphi, 459
2004, 6ª ediz., pp. 189
isbn: 9788845918797
L’amore, la morte decifrata nella malattia e nell’abbandono come nelle tragedie della storia, e la vita in genere, anche e soprattutto nelle sue manifestazioni in apparenza più irrilevanti: vecchie fotografie, volti anonimi tra la folla, un’ombra sul muro, rondini in volo, un ombrello smarrito, veglie notturne, un telefono che suona a vuoto. Tutto converge nella poesia «riflessiva» di Wisława Szymborska, che questa ampia scelta antologica permette di seguire lungo l’arco di sessant’anni, dal 1945 sino ad oggi – i testi più recenti sono apparsi su quotidiani e riviste fra il giugno 2003 e il maggio 2004 –, integrando così in modo significativo Vista con granello di sabbia.
Ma la colloquiale naturalezza dei versi cela in realtà una vertiginosa ricerca di temi e tecniche, una raffinatezza strutturale alimentata da molteplici interessi. Così l’osservazione lucida dell’esistenza con le sue irrisorie tempeste e le intermittenti, brevi felicità sfuma in ironiche citazioni dei classici antichi e moderni, nel dialogo con le Sacre Scritture, nelle sottili quanto sommesse allusioni alle grandi questioni della filosofia e della scienza.
L’osservatorio di Wisława Szymborska è situato in un luogo remoto: lo immaginiamo sul crinale di una montagna immersa nel chiarore stellare, ma il cannocchiale dell’astronomo-poeta mette a fuoco, anziché gli spazi siderali, «i nostri brulichii inarticolati», o «l’orlo della nuvoletta bigia sfilacciata/e quel rametto, più a sinistra, di acacia».