Martin Heidegger
Fenomenologia della vita religiosa
A cura di Matthias Jung, Thomas Regehly, Claudius Strube, Franco Volpi
Biblioteca Filosofica, 23
2003, 2ª ediz., pp. 435
isbn: 9788845918322
Mai come in questo libro, che raduna i celebri corsi dai quali prese avvio – subito dopo la fine della prima guerra mondiale – una fulminante carriera di docente, Heidegger ha trattato con ampiezza e profondità, passione e coinvolgimento, il fenomeno della religione. E c’è un motivo. A questi corsi, infatti, egli si dedicò nel pieno di una crisi religiosa che lo portò ad abbandonare il «sistema del cattolicesimo» e che conferisce ai suoi lavori di questo periodo quella tensione che accompagna le grandi svolte. Si tratta dell’Introduzione alla fenomenologia della religione (1920/21), del corso su Agostino e il neoplatonismo (1921) e di quello su I fondamenti filosofici della mistica medioevale (annunciato per il 1919/20 ma non svolto), cui si aggiunge la recensione al volume di Rudolf Otto, Il sacro.
Senza rinunciare al proprio punto di vista squisitamente filosofico, e professandosi «ateo in linea di principio», Heidegger interpreta l’esperienza religiosa come matrice esemplare per capire la dinamica originaria della vita umana nella sua «fatticità», quindi nella sua «gettatezza», finitudine e storicità. In particolare egli si accosta ai documenti del primo cristianesimo, e soprattutto alle lettere dell’apostolo Paolo e alle Confessioni di Agostino, per assimilarne con avidità le intuizioni filosofiche e delineare sulla loro scorta i tratti genuini della vita umana nella sua fatale tendenza alla perdizione e allo scacco – ma anche nella sua ricerca di un arduo eppur raggiungibile riscatto.