2023 / pp. 423 / € 38,00 € 36,10
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È accaduto, e sta accadendo nei nostri anni, che l’Europa, proprio nel momento in cui giungeva alle soglie dell’unità politica ed economica, si scoprisse in preda a spinte opposte, centrifughe, a resistenze di ogni tipo – teoriche e pratiche –, come se il segno dell’unità fosse innanzitutto in questo acuto sentimento di crisi. Come si spiega tutto ciò? Nietzsche scrisse una volta che l’Europa è un malato, anzi un malato incurabile. E da qui prende le mosse l’affascinante itinerario di Cacciari. Così scopriamo che fin dalle guerre persiane, anzi fin dall’«Asia» ionica, l’Europa è instabile intorno ai suoi confini, inquieta nel suo cuore, incerta sul suo destino. Fin dal suo apparire, nella coscienza ellenica, procede per decisioni – e, dunque, problemi, enigmi, bivi si aprono continuamente di fronte al suo sguardo. A questi luoghi dell’interrogarsi d’Europa è dedicato il libro: guerra/pace, mare/terra, Oriente/Occidente, legge/sradicamento. E scopriamo che proprio il tentativo di ridurre questa tensione di opposti, la volontà di forzarli a un accordo è all’origine di quella violenza che vediamo sprigionarsi dall’interno dell’Europa. Mentre forse l’unica via di salvezza sta lì dove si tenta di tener fermo proprio ciò che appare perfettamente singolo, perfettamente distinto. Secondo il senso di questa traccia – quanto mai «inattuale» –, nel libro l’antica saggezza tragica dialoga con il grande realismo politico del Moderno, da Machiavelli a Carl Schmitt, la Repubblica di Platone con Agostino e con La pace della fede di Niccolò da Cusa, la Venezia salva di Simone Weil con l’«ultimo Dio» di Martin Heidegger. Voci anche in lotta tra loro – eppure testimoni che l’Occidente d’Europa, il suo tramontare, possono rivelarsi promessa di una «congettura di pace», di una «patria assente».