2005 / pp. 395 / € 30,00 € 28,50
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Fra i grandi poeti dell’Ottocento, Puškin fu il solo cui il destino riservò il compito di fondare una letteratura. E, dai giorni della sua breve vita sino a oggi, si può dire che i suoi versi non abbiano mai abbandonato la memoria della Russia. Tradurre Puškin è stato sempre considerato una prova durissima e della più alta importanza, come se dalla conoscenza di questo poeta dipendesse la conoscenza di tutta una civiltà letteraria: basti pensare agli anni di appassionate fatiche che Nabokov dedicò alla traduzione dell’Onegin. In Landolfi Puškin ha trovato l’interprete che più gli si poteva avvicinare – per la nitidezza dello stile e una profonda congenialità, paradossalmente non disgiunta, come lo stesso Landolfi confessa nell’Introduzione, da una sorta di ribellione, quasi per eccesso di intimità con l’autore.