Aleksandr Pukin
La dama di picche
e altri racconti
A cura di Idolina Landolfi
Piccola Biblioteca Adelphi, 413
1998, 11ª ediz., pp. 103
isbn: 9788845913921
«La camera era piena di morti. La luna illuminava per le finestre i loro visi gialli e violacei, le bocche cavernose, gli occhi foschi e semichiusi, i nasi sporgenti ... le morte in cuffie e gale, i morti maschi, se funzionari, in uniforme ... i mercanti col caffettano della festa»: il fabbricante di bare ha invitato a cena i suoi clienti e Puškin può serrare in una morsa la materia indocile dell’esistenza, e con la sua prosa geometrica e trasparente, asciutta e protocollare, ma anche biblica e concreta, renderne il mistero e la concitazione. E se poi nel Mastro di posta commuovono per il loro silenzio le sventurate sorti che l’autore non descrive ma riflette in un sorvegliato gioco di allusioni sociali e in un finale inaspettatamente felice, è con La dama di picche che fantastico e reale arrivano a toccarsi e scambiarsi di ruolo. Strutturato sul contrasto tra due epoche, tra due classi e tra due atteggiamenti dello spirito, il racconto è considerato il più famoso e il più cifrato del poeta, il suo racconto «sfinge». Tommaso Landolfi, che chiamava Puškin «folleggiante e capriccioso genio universale», riversa nella traduzione italiana la febbrile ricerca di novità e perfezione verbale del testo russo.