1999 / pp. 150 / € 18,00
1999 / pp. 150 / € 18,00
Questo libro è nato dai venti e più volumi che formano l’opera di Giovanni Macchia. Ma non può essere definito un’antologia delle sue pagine più belle. Egli ha tentato invece di porre in evidenza i temi che hanno maggiormente attratto il suo straordinario intuito critico e il suo gusto.
Ciò che si può scorgere dall’insieme di queste pagine è come il disegno di una città, ma ricca di contrasti e di contraddizioni. Il suo centro è costituito in massima parte dai luoghi ove personaggi lontani e diversi, tutti legati a una passione fondamentale (la costanza e il dubbio, la crudeltà e la dissimulazione, l’istinto di sedizione e la giustizia, il piacere e la malinconia, la malattia e l’ossessione gloriosa della morte, ecc.), recitano la loro commedia umana, mentre tra luci e ombre, tra suoni e colori, si allestiscono altrove festosamente spettacoli di pittura e di musica.
Ma dal tracciato di questa città si spande anche un’atmosfera misteriosa o sinistra. S’intravedono palazzi in costruzione, progettati e mai finiti, e che nessuno sa quale fisionomia assumeranno nel tempo. Sono i «fantasmi dell’opera». Oppure, come i resti di un passato in distruzione, appaiono rovine e prigioni, ove personaggi sequestrati sono destinati, non si sa bene per quale colpa, a soccombere.
A descrivere questo strano paesaggio urbano, fatto di teatri e di rovine, di divertimenti e di follia, di passato e d’avvenire, d’immaginazione e di storia, era necessario servirsi di forme espressive corrispondenti. E così in queste pagine il saggio critico ha ceduto il posto al saggio come racconto, e il racconto al dialogo: forma teatrale con cui l’autore ha cercato di avvicinare qualche grande scrittore o di dar vita a figure che, non essendo mai entrate nel mondo dell’arte e della letteratura, si sono portate dietro il mistero indecifrabile della loro esistenza.