A partire dal 1945, l’attività di Savinio si rivolse con grande intensità verso il teatro. Prima con due atti unici, Il suo nome e La famiglia Mastinu, poi con un testo quanto mai ambizioso, Alcesti di Samuele, che venne messo per la prima volta in scena da Strehler per il Piccolo Teatro, e con Emma B. vedova Giocasta. Rispetto al provocatorio e insolente Capitano Ulisse, che è del 1925, in questi ultimi testi incontriamo un nuovo cambiamento di tono e di atteggiamento, ora più grave e riflessivo.
Questo teatro vuol essere «tutto di parola». E il suo significato è chiarito da Savinio stesso: «L’azione comincia quando comincia la parola. Si cambi la definizione: il teatro è parola. Meglio ancora: “tutto” sta nella parola».