Louis Dumont
Homo aequalis
1. Genesi e trionfo dell’ideologia economica
Saggi, 28
1984, pp. 347
isbn: 9788845905810
Ci sono alcune idee portanti della civiltà occidentale che ci appaiono del tutto ovvie e ‘naturali’. Ma, se le osserviamo da vicino e nel contesto delle altre civiltà, scopriamo che esse hanno addirittura un carattere eccezionale ed ‘eccentrico’. Due fra queste idee sono indicate dai termini individuo ed eguaglianza. Louis Dumont si è proposto, in questo libro del 1977, di mostrare appunto la peculiarità ‘occidentale’ di tali idee, il loro formarsi, le loro conseguenze. E ciò che qui leggeremo è solo una parte di un più ampio disegno, che comprende Homo hierarchicus (1966), l’opera sino a oggi più illuminante sul sistema indiano delle caste, e comprenderà in futuro un Homo aequalis, II.
Nel pensiero di Dumont la polarità gerarchia/eguaglianza ha dunque una funzione fondatrice. Dietro di essa se ne distingue un’altra: olismo/individualismo. Olistiche sono le società che valorizzano «innanzitutto l’ordine, e dunque la conformità di ogni elemento al suo ruolo nell’insieme». Individualistiche sono quelle altre società che «valorizzano innanzitutto l’essere umano individuale». Fra le società che conosciamo, una soverchiante maggioranza presenta i tratti dell’olismo, mentre la versione moderna dell’individualismo si presenta per certi versi come caso unico. Dati questi presupposti, molte vie si aprono all’interpretazione – e molte sorprese ci attendono. La prima riguarda il nostro rapporto con le cose. «Nella maggior parte delle società e in primo luogo nelle civiltà superiori o, come dirò più spesso, nelle società tradizionali, i rapporti fra gli uomini sono più importanti e hanno un valore più alto dei rapporti fra gli uomini e le cose. Questo primato è capovolto nel tipo moderno di società, dove invece i rapporti fra gli uomini sono subordinati a quelli fra gli uomini e le cose». Ora, poiché appunto il rapporto con le cose è un tratto decisivo nella forma che assume la società, Dumont ha fissato l’attenzione su quella disciplina dove esso diventa tematico: l’economia politica. E ci ha mostrato come l’emanciparsi della categoria dell’economico coincida con il sorgere e il trionfare dell’«ideologia moderna». Il suo approccio antropologico ci permette così di leggere in modo davvero nuovo i grandi classici del pensiero economico, da Locke a Mandeville, da Quesnay a Smith. E Marx stesso viene qui sottoposto a un’analisi che svela nelle giunture l’articolarsi del suo pensiero con quello dei suoi predecessori. Le conseguenze dell’interpretazione di Dumont sono di vasta portata: la più evidente sta nella sua capacità di costringerci a guardare noi stessi con altri occhi. Riusciremo così finalmente, per esempio, a percepire l’invalicabile differenza fra una società olistica e una società totalitaria. Ma non si incontrerà alcuna forzatura ‘ideologica’ in quest’opera sulla «ideologia moderna». Da grande antropologo quale è, fedele all’insegnamento di Mauss e al rigore dell’indagine scientifica, Dumont non vuole mai distaccarsi dalla precisione del dettaglio, dalla preoccupazione di far parlare i testi: «Più è ambiziosa la prospettiva, più deve essere meticolosa la cura del particolare, più umile l’artigiano».