2020 / pp. 135 / € 11,00 € 8,80
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Piccola Biblioteca Adelphi
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2020 / pp. 135 / € 5,99
«L’espressione “filosofia della prassi” nomina qualcosa di più originario di quanto con essa viene usualmente indicato: nomina il legame originario che unisce verità e prassi. “Prassi” è la parola con la quale il pensiero greco indica in generale, e una volta per tutte nella storia dell’Occidente, l’azione in quanto forza consapevole che conduce le cose nell’essere e nel niente (“le cose” nel senso più ampio di questa espressione: stati “esterni” e “interni”, forme, situazioni, rapporti, processi – ogni non-niente). La “prassi” appartiene all’essenza del nichilismo: è una delle categorie fondamentali secondo cui il nichilismo pensa le cose. È quindi una delle categorie fondamentali dell’errore». Così scrive Severino nella «Prefazione» a questa edizione ampliata degli Studi di filosofia della prassi, che ripropone il testo del 1962, ma con l’aggiunta di un vasto apparato di «Postille» inedite e di una «Appendice» che contiene, sotto forma di una sequenza di domande e risposte, l’elucidazione di una tesi inglobante ogni filosofia della prassi: «L’Occidente è la Repubblica di Platone». Nelle «Postille» il pensiero di Severino si abbandona a un affascinante contrappunto con se stesso, che mira a stabilire la necessità delle tesi di questi Studi e insieme a rilevare in quale misura esse sono ancora irretite nella «implicazione fra nichilismo e prassi». Sono così compresenti in quest’opera le due facce, e anche i due linguaggi, del pensiero di Severino: da una parte quello serratamente analitico, che era apparso con La struttura originaria, dall’altra quello che si rivela a partire dagli scritti di Essenza del nichilismo.