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Anonimo romano

Cronica

A cura di Giuseppe Porta

Classici
1979, pp. XVI-850
isbn: 9788845904080

Temporaneamente non disponibile
SINOSSI

Questa Cronica di Anonimo romano è la prima edizione critica, oltre che la prima integrale dopo quella promossa dal Muratori nel 1740, di una cronaca scritta verso la metà del Trecento da autore rimasto anonimo sugli avvenimenti da lui vissuti, fra i quali spicca la crudele vicenda di Cola di Rienzo. Massima espressione letteraria del romanesco prima del genio del Belli, parallela ai tanto più fortunati capolavori con cui la Toscana del tempo si apprestava a conquistare il predominio culturale sulla penisola, questo testo richiedeva una delicata opera di restauro per essere riportato al suo splendore primitivo. Riconducendo, come qui è stato fatto, nel suo alveo naturale – quello di una porzione di cronaca del tardo Medioevo – l’opera conosciuta sotto il titolo di Vita di Cola di Rienzo a partire dalle stampe seicentesche, destinate a un cospicuo successo nell’Europa romantica e postromantica, sino alla fantasiosa parafrasi che ce ne ha dato D’Annunzio, si è raggiunto non solo lo scopo di garantire una plausibile ricostruzione filologica del testo, ma anche quello di individuarne i caratteri originali nell’ambito di un genere, quello cronachistico appunto, che si trovava allora al vertice della sua fortuna. L’autore, membro della classe nobiliare cittadina, amareggiato per i soprusi delle grandi famiglie nobili, specie dei Colonna, cui in sostanza addebita la rovina di Cola, e per la degenerazione del clero, si rivela in questa Cronica fortemente pessimista sulle sorti del «puopolo de Roma». Atteggiamento del tutto discordante da quello dei cronisti borghesi del momento, come Giovanni Villani, per i quali la tradizionale forma annalistica costituisce ormai soltanto la cornice, nell’ambito di una visione provvidenziale della storia, per l’esaltazione della potenza economica e politica di una città che possiede nel ceto mercantile i suoi dinamici rappresentanti e dove la stessa, vorremmo dire vorace, accumulazione dei fatti corrisponde alla vertiginosa accumulazione delle ricchezze. Nella Cronica, invece, sulla base di una sostanziale veridicità storica dei fatti narrati, si sviluppa un’immaginazione vivace, amante dei trapassi immediati e dei colori accesi, che si esprimono in una prosa nervosa e rapida, non esitando a dare rilievo ai particolari che suscitano più «diletto». Ne risultano pagine di singolare intensità ‘creaturale’ – si pensi a quelle, sconvolgenti, sulla morte di Cola di Rienzo –, che trovano ben pochi termini di paragone nella letteratura italiana. La presenza decisiva, qui, è quella del poeta, al quale non manca nulla fuor che il nome.

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