
2017 / pp. 181 / € 12,00 € 11,40
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Fabula
1989 / pp. 181 / -
Narrativa contemporanea
1972 / pp. 198 / € 0,00 -
Adelphi eBook
2017 / pp. 181 / € 5,99
Rodolfo Wilcock è stato un ospite singolare della nostra letteratura. Dopo aver pubblicato già vari libri in Argentina, dove suoi amici e affini erano Borges, Bioy-Casares e Silvina Ocampo, reinventò se stesso in una nuova lingua, l’italiano, della quale sarebbe diventato in breve maestro e virtuoso, come narratore, poeta, traduttore. Ma quello che Wilcock immetteva di inconsueto nella nostra letteratura (la disparata erudizione, poetica e scientifica, il grottesco estremo, una eccentrica e asciutta saggezza, l’ironia ininterrotta) è stato forse troppo sconcertante perché i suoi libri fossero accolti subito per ciò che sono: quelli di uno dei maggiori scrittori italiani di questi anni. In qualche modo, Wilcock rimaneva sempre «straniero». Ma i suoi lettori appassionati, in Italia e fuori (Parsifal, Lo stereoscopio dei solitari e La sinagoga degli iconoclasti sono usciti recentemente, e a breve distanza, in Francia presso Gallimard), crescono – e quello che all’Italia un po’ torpida di vent’anni fa sembrava oscura bizzarria si è rivelato essere semplicemente il ceppo di una buona educazione letteraria, su cui è cresciuta una folta vegetazione fantastica. Il libro che qui pubblichiamo, l’ultimo di Wilcock, è appunto uno dei suoi più felici e sfrenati viaggi nel fantastico, la ricognizione puntuale ed esilarante-raccapricciante di un «piccolo mondo mostruoso», dove non troveremo Sirene e Onocentauri, ma molti personaggi improbabili, che pure ci sembra di incontrare ogni giorno.