Pierre Klossowski
Le dame romane
Piccola Biblioteca Adelphi, 8
1973, 7ª ediz., pp. 81, 1 tavola b/n
isbn: 9788845901621
Come avvenne che illustri matrone romane furono coinvolte in scandali erotici connessi con il culto della Bona Dea? Quale senso avevano le sopravvivenze della prostituzione sacra nella Roma antica? E certi ludi scenici apparentemente blasfemi? Con la sua rabdomantica sottigliezza, con una sensibilità pronta a captare aspetti ambigui e segreti dell’antichità, Klossowski ha provato a rispondere a queste domande con Le dame romane, un testo del 1968, che è uno dei suoi più rivelatori; seguendo Bachofen, il geniale teorico del matriarcato, e al tempo stesso le proprie inesauribili speculazioni intorno alle leggi della ospitalità, è così giunto a riconoscere – nel particolare di un rito, in una clamorosa parodia degli dèi olimpici, in un pettegolezzo piccante – i segni di alcuni fantasmi occultati e possenti della Roma antica, tracce disperse della paradossale convivenza di due mondi: da una parte quello delle etère-sacerdotesse, dei culti afroditici e della dissolutezza sacra; dall’altra quello delle austere matrone e della moralistica religione dello Stato romano, che presuppone uno stretto nesso fra castità e proprietà.
E la celebrazione di tale paradosso si trova nelle figure stesse degli dèi, che si dedicavano nella loro vita celeste a tutti gli eccessi e a tutte le mostruosità erotiche, ma esigevano dai loro fedeli sobrietà e castigatezza: un doppio volto, un’ambiguità irriducibile che sono alle fondamenta della Roma antica, suo indispensabile elemento e non certo, come vollero alcuni autori antichi e moderni, curiosità marginale.