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Niccolò Tommaseo

Fede e Bellezza

A cura di Aldo Borlenghi

Classici
1963, pp. XXV-185, 1 tav.
isbn: 9788845900037

Temporaneamente non disponibile
SINOSSI

La letteratura italiana è davvero così povera di romanzi come si dice? Certamente, se la confrontiamo con la letteratura di altri paesi. Vi sono tuttavia alcune opere della nostra narrativa che non meritano affatto di restare nell’ombra in cui sono tenute. Una di queste è Fede e Bellezza, che del resto ebbe già a godere di una certa popolarità e che oggi, in un momento in cui la narrativa italiana sembra rinvigorita da nuovi e diversi fermenti, può essere apprezzata e compresa assai più di un tempo. Un linguaggio così rilevato e personale, sempre ricco di sapore, una volontà, libera da ogni convenzione, di esplorare i moti più segreti dell’animo, un autobiografismo che s’intreccia alla storia narrata giungendo ad appassionata confessione, sono questi elementi tutti che avvicinano il libro al nostro modo di sentire. Situato nel tempo tra l’opera del Manzoni e l’affermarsi di nuove tendenze narrative europee, Fede e Bellezza, pur nelle sue intime contraddizioni di stile e di struttura, e proprio per il suo carattere di esperimento aperto a un’intelligenza della vita e della natura del tutto nuova, si richiama forse più di ogni altro romanzo dell’Ottocento alle successive, e tuttora operanti, esperienze della nostra letteratura.
«Se esistono, secondo l’idea romantica, sentimenti naturalmente poetici, di questi è certo il modo, incerto fra il rimpianto e il dolore, il desiderio e la pietà, con cui Tommaseo pensa alle donne. Ognuna, uno scorcio di corpo; ma non mai assenza d’un’anima [...]. La sua galleria di ritratti femminili potrebbe dirsi quasi baudelairiana avanti lettera» (Gianfranco Contini).

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