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Cesare Pavese

Dialoghi con Leucò

Introduzione di Giulio Guidorizzi
Con una conversazione tra Carlo Ginzburg e Giulia Boringhieri

Adelphi eBook
2021, pp. 226
isbn: 9788845983566

€ 8,99
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IN COPERTINA
Félix Vallotton, Orfeo squartato dalle Me­nadi (1914). MAH­-Musée d’art et d’histoire, Ville de Genève. Achat, 2001.
© akg-images/mondadori portfolio
SINOSSI

Pubblicati nel 1947, i Dialoghi con Leucò ap­partengono alla singolare categoria dei li­bri tanto famosi – Pavese li volle accanto a sé quando, nella notte fra il 26 e il 27 ago­sto 1950, scelse di morire e vi annotò co­me parole di congedo «Non fate troppi pettegolezzi» – quanto negletti. Il che non stupisce: nella sua opera rappresentano una sorta di ramo a parte e oltretutto per­turbante. Si stenta oggi a crederlo, ma al­l’epoca in Italia il mito godeva di pessima fama, mentre Pavese, sin da quando, nel 1933, aveva letto Frazer, stava scoprendo l’opera di grandi antropologi che in que­gli anni si ponevano il quesito: «Che cos’è il mito?», sulla base di testi sino allora i­gnorati o poco conosciuti. Così era nata, in stretta collaborazione con Ernesto De Martino, la Viola di Einaudi, collana che rimane una gloria dell’editoria italiana. E così nacquero i Dialoghi con Leucò. Tanto più preziosa sarà oggi, a distanza di più di settant’anni, la lettura di questo libro se si vorrà acquisire una visione stereoscopica del paesaggio in cui è nato, dove non man­carono forti reazioni di ripulsa (per la Vio­la) o di elusiva diffidenza (per i Dialoghi con Leucò).

Il libro più caro a Pavese.

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