1990 / pp. XVI-382 / € 12,00 € 11,40
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«Sono uno psicoanalista selvaggio» dichiarò Groddeck al congresso di psicoanalisi del 1920, all’Aja, e con questo esordio scandalizzò molti colleghi. Ma non Freud, che aveva subito riconosciuto in Groddeck una forza indipendente e incoercibile e fu sempre indulgente anche con i suoi scritti più apertamente eterodossi.
Tutta la vita di Groddeck fu dominata da una scoperta, a cui egli giunse attraverso la sua pratica medica, prima ancora di entrare in contatto con la psicoanalisi: la scoperta che, innanzitutto, la separazione fra malattia organica e psichica è posta su una base sbagliata – e cioè su quella stessa base che coarta la vita in genere della nostra civiltà – in quanto non riconosce in tutte le manifestazioni della vita l’agire di una sola potenza, l’Es, il quale solo permette di considerare l’uomo come un tutto. La rivelazione di questa scoperta, e il primo approccio al mondo che essa apre, sono presentati con giocosità e leggerezza nel Libro dell’Es; in questo volume, invece, che raccoglie i più rilevanti scritti teorici dell’autore, il lettore troverà Groddeck direttamente al lavoro sui frammenti più disparati dell’Es, siano essi un caso clinico, o la rete di significati connessi all’occhio o al ventre, o una serie di parole, di cui egli studia per mezzo dell’etimologia la simbolica nascosta – e la parte linguistica è forse la più sorprendente, più criticabile e più geniale del libro –, o un’opera letteraria, come il Peer Gynt di Ibsen. Si tratta di conferenze, saggi pubblicati su riviste di psicoanalisi, manoscritti per un’opera incompiuta: il tono varia dalla pedagogia più semplice e limpida alle speculazioni più azzardate e acrobatiche, sicché in questo libro si troveranno tutti i registri dell’opera di Groddeck. Qui ancor più che nel Libro dell’Es, egli si abbandona senza restrizioni all’Es come a una immensa riserva di senso, che parla attraverso il corpo, il linguaggio, qualunque atto. E qui veramente vediamo in azione il suo procedimento «selvaggio» di analisi, che sembra non volersi arrestare mai nello stabilire rapporti e nessi latenti, instancabile nella lettura degli oscuri ed eloquenti graffiti dell’Es.