Miron Białoszewski
Memorie dell’insurrezione di Varsavia
Biblioteca Adelphi, 722
2021, pp. 321, 2 ill. a colori
isbn: 9788845935398
«Meno male che mia madre diceva che sarebbe stata una giornata tranquilla!» dice al giovane Miron l’amico Staszek. È il 1° agosto 1944, e per le strade affollate di Varsavia, da cinque anni occupata dall’esercito tedesco, la gente è in subbuglio: si parla di soldati nazisti ammazzati, di «carri armati grossi come case», e le detonazioni dei pezzi d’artiglieria echeggiano ben presto più forti e vicine di quelle provenienti dal fronte, dove avanzano i sovietici. È l’inizio di una delle vicende più atroci e controverse della seconda guerra mondiale – ancora oggi una ferita aperta nella coscienza e nella memoria della Polonia. Organizzata dal movimento di resistenza nazionalista, con finalità antitedesche ma anche con un significato apertamente antisovietico, l’insurrezione di Varsavia si rivelerà un catastrofico errore politico e militare: 25.000 insorti e 200.000 civili rimarranno uccisi, la città sarà letteralmente rasa al suolo, e molti dei reduci, bollati dalla propaganda stalinista come «luridi giullari della reazione», scompariranno nei gulag. Solo a distanza di oltre vent’anni Miron Białoszewski riuscirà a scrivere di quella tragedia, che prima non è stato in grado di raccontare se non «chiacchierando». E, anche sulla pagina, il racconto è un ‘parlato’ concitato, frantumato ed erratico, in un libero flusso di ricordi: l’unica forma capace di testimoniare una verità lontana da quella delle opposte propagande. E capace, nel percussivo alternarsi di immagini e suoni, odori e sapori, di costringere il lettore a un’immedesimazione assoluta.
Per la prima volta tradotto in Italia, uno dei grandi libri del Novecento polacco.