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Miron Białoszewski

Memorie dell’insurrezione di Varsavia

A cura di Luca Bernardini

Biblioteca Adelphi, 722
2021, pp. 321, 2 ill. a colori
isbn: 9788845935398

€ 22,00  (-5%)  € 20,90
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IN COPERTINA
Insorti all’ingresso della chiesa di Santa Croce (24 agosto 1944, Varsavia). Fotografia di Sylwester Braun. From the collections of the Warsaw Rising Museum.
SINOSSI

«Meno male che mia madre diceva che sarebbe stata una giornata tranquilla!» dice al giovane Miron l’amico Staszek. È il 1° agosto 1944, e per le strade affollate di Varsavia, da cinque anni occupata dall’esercito tedesco, la gente è in subbuglio: si parla di soldati nazisti ammazzati, di «carri armati grossi come case», e le detonazioni dei pezzi d’artiglieria echeggiano ben presto più forti e vicine di quelle provenienti dal fronte, dove avanzano i sovietici. È l’inizio di una delle vicende più atroci e controverse della seconda guerra mondiale – ancora oggi una ferita aperta nella coscienza e nella memoria della Polonia. Organizzata dal movimento di resistenza nazionalista, con finalità antitedesche ma anche con un significato apertamente antisovietico, l’insurrezione di Varsavia si rivelerà un catastrofico errore politico e militare: 25.000 insorti e 200.000 civili rimarranno uccisi, la città sarà letteralmente rasa al suolo, e molti dei reduci, bollati dalla propaganda stalinista come «luridi giullari della reazione», scompariranno nei gulag. Solo a distanza di oltre vent’anni Miron Białoszewski riuscirà a scrivere di quella tragedia, che prima non è stato in grado di raccontare se non «chiacchierando». E, anche sulla pagina, il racconto è un ‘parlato’ concitato, frantumato ed erratico, in un libero flusso di ricordi: l’unica forma capace di testimoniare una verità lontana da quella delle opposte propagande. E capace, nel percussivo alternarsi di immagini e suoni, odori e sapori, di costringere il lettore a un’immedesimazione assoluta.

Per la prima volta tradotto in Italia, uno dei grandi libri del Novecento polacco.

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