2023 / pp. 423 / € 38,00 € 36,10
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Quale cosa attinge, in ultimo, l’anima dopo essersi aperta, attraverso l’angoscia, alla ricerca di sé? È questo l’interrogativo che sottende l’originale articolarsi del nuovo libro di Massimo Cacciari. Tre voci in dialogo tra loro e con i ‘Maggiori loro’ – da Platone a Husserl, da Tommaso a Cusano a Karl Barth – cercano di rispondere a tale domanda, ognuna seguendo il proprio «demone custode»: la voce portatrice di un autentico e radicale scetticismo dell’Intelletto, la voce che incarna l’atto di fede in lotta contro se stesso, e infine quella dell’Autore, che agli amici si rivolge anche attraverso due lunghe serie di lettere, riprendendo, sviluppando – e se necessario criticando – le idee della sua più importante opera teoretica: Dell’Inizio. Infatti, dopo aver indagato, in Geofilosofia dell’Europa e nell’Arcipelago, l’irriducibile pluralità delle radici culturali presenti nel paesaggio europeo, l’attenzione di Cacciari torna a volgersi a quel «cominciamento» che è il problema filosofico fondamentale. La cosa ultima, quindi, non è che l’Inizio: qui però non è più semplicemente inteso come indifferente insieme di tutte le possibilità, bensì come l’infinità stessa della cosa nella sua inalienabile e intramontabile singolarità. Solo attingendo alla cosa ultima, ‘toccandone’ l’essenza divina, l’anima esprime la propria unica, possibile libertà. E il fare filosofia si manifesta allora per ciò che sempre, e ancora una volta, dovrebbe essere: movimento di liberazione.