«Abhinavagupta paragona la condizione umana a quella di un indemoniato che (come accadde ad Adamo ed Eva: erano indistinti da Dio) abbia perduto la consapevolezza della propria identità. Per riacquistarla, e sprofondare nell’eterna beatitudine, nell’eterno riposo, deve, attraverso i duri esercizi spirituali, i sacrifici, le pratiche yoga, la recitazione dei mantra (quei fonemi colmi della vibrazione divina, simili alle esclamazioni pure dei fanciulli), introiettare il mondo e il tempo dentro di sé e letteralmente “divorarlo” attraverso il respiro».
Giorgio Montefoschi