Carlo Emilio Gadda, Goffredo Parise
«Se mi vede Cecchi, sono fritto»
Corrispondenza e scritti 1962-1973
Piccola Biblioteca Adelphi, 675
2015, pp. 346
isbn: 9788845929908
Gadda e Parise cominciano a frequentarsi nel 1961, allorché Parise acquista una casa a Monte Mario, non lontano dall'appartamento di via Blumenstihl 19 dove Gadda è approdato dopo lunghe peregrinazioni e innumerevoli camere d'affitto. Gadda ha quasi settant'anni, è sopraffatto da una gloria tardiva, atterrito dai «fucili puntati» di Garzanti e Einaudi e dalle «onoranze» che gli vengono tributate, oppresso dai ricordi, straziato da un'«orrenda solitudine». Parise ha poco più di trent'anni, cinque romanzi – fra cui un bestseller, Il prete bello – al suo attivo e una MGb rossa; è scettico, già annoiato dal successo, forse persino sazio del suo talento, ma capace di ammirare; capisce al volo le persone e ama metterle a nudo sottoponendole a scherzi atroci. Inaspettatamente, i due diventano amici. Gadda vede nel giovane Parise «un surreale d'impeto»: gli fa leggere Darwin, cerca maldestramente di proteggerlo, si offre addirittura di prefare la ristampa di Il ragazzo morto e le comete e La grande vacanza, ma soprattutto non cessa di testimoniargli un affetto e una premura che sorprendono chi conosca la compassata cerimoniosità dell'Ingegnere. Parise scarrozza Gadda incurante del suo terrore di essere visto, e criticato, a bordo di una rombante biposto, lo sfotte con un'irriverenza che cela una «profonda, alta ammirazione», gli dedica quattro memorabili scritti: che, insieme alle lettere che i due si scambiarono, documentano una fra le più imprevedibili e vibranti amicizie del Novecento.
A cura di Domenico Scarpa.
La più imprevedibile e irriverente amicizia del nostro Novecento letterario.