Martin Davis
Il calcolatore universale
Da Leibniz a Turing
gli Adelphi, 423
2012, 4ª ediz., pp. 327, 6 tavole in b.n. nel testo
isbn: 9788845927416
Tra i fili di Arianna che si possono seguire per interpretare lo sviluppo del moderno, Martin Davis seleziona quell’entità al tempo stesso astrusa e comunissima che è il calcolo o computazione. Astrusa perché la teoria della calcolabilità – in bilico tra matematica, ingegneria elettronica e filosofia – non è certo un soggetto facile. Comunissima perché chiunque usi un PC ha tra le mani, spesso senza saperlo, un «calcolatore universale» – l’epitome stessa della nozione di computazione. Per ricostruire la genesi di questa idea Davis prende le mosse da Leibniz e compone, con affetto e rispetto, una galleria di personaggi-chiave che comprende Boole, Frege, Cantor, Hilbert, Gödel e culmina in Turing: alla sua macchina universale riconosce infatti, pur pagando il dovuto tributo a Gödel, un ruolo centrale nei fenomeni di insolubilità. Grazie a Turing il «sogno di Leibniz» – l’invenzione di un calcolo simbolico con cui risolvere in maniera automatica ogni genere di problemi – si materializza in calcolatori non più in carne e ossa, ma in rame e silicio. Resta tuttavia, quel sogno, solo in parte realizzato: se molti degli aspetti della mente razionale sono oggi riproducibili informaticamente, quelli che più caratterizzano l’essere umano – senso comune, emozioni, coscienza – resistono ancora alla realizzazione della visione di Leibniz.