Alexander Pope
Il ratto del ricciolo
seguito da Per afferrare il ricciolo
Biblioteca Adelphi, 550
2009, pp. 168, 9 ill in b.n. n.t.
isbn: 9788845924453
Un certo Lord Petre ebbe lardire di tagliare surrettiziamente un ricciolo di Lady Arabella Fermor e il gelo calò fra le due famiglie. Finché un giovane e già celebre poeta ricevette il delicato incarico di scrivere un testo che contribuisse a rasserenare gli animi. Futile occasione, si direbbe: se non che lartista interpellato era il beffardo e geniale Alexander Pope, «piccolo usignolo» della Chiesa cattolica nellInghilterra settecentesca. Così solleticato, Pope compose un poemetto che per inventiva, passionalità ed estro poetico tocca punte di epicità omerica: non per niente lavorava a quel tempo a una memorabile traduzione dellIliade. La sua, però, è una guerra in miniatura, incentrata sulleterna, risibile guerra dei sessi, dove linfinitesimale, come in un reame gulliveriano lo ha notato Peter Ackroyd , giganteggia: «houppettes, nèi, ciprie, bibbie, billets-doux» recita un verso.
Inutile dire che Il ratto del ricciolo riscosse un immediato, immenso successo di pubblico e suscitò inviperite reazioni nella buona società. Ma Pope non era tipo da subire passivamente le rampogne. E per ribattere trovò la soluzione ideale: si sobbarcò alla per così dire pars deconstruens, e scrisse un commento che è una chiave di lettura ultratendenziosa della sua stessa opera nonché la satira di ogni pretesa interpretativa. Utilizzando argomenti «coerenti e inconfutabili», stigmatizzò la fobia papista che avvelenava il clima inglese, fustigò pedanti e petulanti e inventò una nuova forma di autopromozione.