Giordano Bruno
Opere mnemotecniche, II
Classici, 73
2009, pp. LXXVI-992, 36 ill. in b/n
isbn: 9788845923685
A lungo considerate dagli studiosi come oggetto misterioso che non si sapeva in quale modo trattare, le opere mnemotecniche di Bruno si sono rivelate, soprattutto dopo il capitale libro di Frances Yates, Larte della memoria, come il centro e il motore occulto dellintera sua opera. Ma non per questo hanno perso il loro aspetto cifrato, che non finisce di stupire. Gli equivoci insorgono subito, già dalla definizione della disciplina. Nata come tecnica utilissima agli oratori per esercitare la memoria, la mnemotecnica è diventata nel corso dei secoli, e soprattutto nel periodo fra Raimondo Lullo e Bruno, che segna il culmine dellarte, un nuovo regime delle immagini intese come fantasmi mentali e perciò anche una sorta di pratica teurgica, collegata a quella primordiale sapienza egizia che fu lo stendardo di tutto lermetismo rinascimentale. Questo secondo tomo include testi che, sotto vari profili, possono essere considerati fra i momenti più elevati dellintera speculazione di Bruno. In particolare, il Sigillus sigillorum inizia a porre, attraverso una serrata discussione con i massimi esponenti della tradizione filosofica antica e rinascimentale a partire da Marsilio Ficino , le basi dellontologia della materia-vita infinita, da cui trarrà origine la cosmologia delluniverso infinito e dei mondi innumerabili, mentre il De imaginum compositione, vero punto darrivo di tutta la riflessione mnemotecnica di Bruno, sfocia in uno stupefacente uso delle immagini, che ripropone in termini nuovi e originali il problema del rapporto fra mente, figura e parola.