Yoko Ogawa
Una perfetta stanza di ospedale
Piccola Biblioteca Adelphi, 582
2009, 4ª ediz., pp. 128
isbn: 9788845923548
«Ogni volta che penso a mio fratello, il cuore mi sanguina come una melagrana scoppiata» esordisce la protagonista del racconto che dà il titolo al volume, e per cercare di dimenticarlo del tutto, si immerge «nel ricordo della sua quieta camera di ospedale». Quella stanza, in cui il ragazzo ha trascorso alcuni mesi prima di morire «assurdamente giovane», era un luogo «perfettamente ripulito dalla sporcizia della vita». A poco a poco sorella e fratello si rinchiudono nel mondo a parte della stanza, che pare impermeabile alla corruttibilità della materia organica, e dove regna l’asettica purezza dell’assenza di cibo, dell’assenza di odore. Ed è come se assaporassero la «serenità perfetta che si prova all’inizio di una storia d’amore». Anche nel secondo racconto, Quando la farfalla si sbriciolò, a un mondo «di fuori» (in cui si può soffrire di «mal di gente») si contrappone un mondo «di dentro»: quando è costretta a portare la nonna – «chiusa in una realtà tutta sua» – in un ospizio per vecchi, una «scatola bianca ... piena di buone intenzioni» chiamata Nuovo Mondo, la ragazza Nanako si sente «murata viva» nel piccolo appartamento che per anni ha diviso con lei, e comincia a chiedersi quale sia ora il suo, di mondo, e se ci sia una realtà oltre a quella che le sta «crescendo dentro». Yoko Ogawa sembra possedere il segreto di una scrittura che non somiglia a nessun’altra: affilata, liscia, trasparente – ma dotata di un potere devastante. «La pericolosa Ogawa» è stato detto «ha inventato la scrittura-coltello: nel leggere le sue opere si prova un piacere doloroso».