Una vita fondata sullo stile e sulla bellezza, criteri ultimi e assoluti: così ci appare il mondo della corte Heian, che fiorì in Giappone intorno al decimo secolo dopo Cristo. Ignota all’Occidente e scarsamente nota persino in Cina, questa civiltà raggiunse una vertiginosa perfezione, di cui ci hanno lasciato dettagliata testimonianza soprattutto alcune donne dalla sensibilità sottilissima, come Murasaki e Sei Shōnagon. Emblema di quel mondo è il «Principe Splendente», figlio dell’Imperatore, protagonista della Storia di Genji, che rimane il vertice ineguagliato della letteratura giapponese. Quest’opera felicissima – a cui Ivan Morris dedicò gran parte della sua vita – non è soltanto un sostanzioso studio storico, ma un tentativo di ricomporre, in tutti i suoi aspetti, uno scenario remoto e fascinoso. E un invito a ritrovare in noi lo «spirito dell’aware», parola intraducibile che si riferisce alla «qualità emotiva insita negli oggetti, nella gente, nella natura o nell’arte». Su tale sfondo, incantevole e precario, è qui evocata la vita di un mondo che splende nella memoria «come luci di navi nel buio dell’oceano».
Una vita fondata sullo stile e sulla bellezza, una civiltà di vertiginosa perfezione – il mondo della corte Heian, fiorito in Giappone intorno al decimo secolo dopo Cristo –, di cui è emblema il «Principe Splendente», figlio dell’Imperatore e protagonista della Storia di Genji, vertice ineguagliato della letteratura giapponese.