Rudyard Kipling
I figli dello Zodiaco
Biblioteca Adelphi, 527
2008, pp. 285
isbn: 9788845922640
«Gli Dei delle cose come stanno» sovrintendono allopera di Kipling. Già, ma come stanno le cose? Lo scrittore non può che andare di persona attraverso i personaggi a scoprirlo nei dettagli. Ad esempio: come si sopravvive schiavi ai remi su una antica galera e che cosa si vede quando il mare raggiunge il parapetto prima di sommergerti? Come ci si sente quando un mostro degli abissi marini, che mai sarebbe dovuto risalire in superficie, ti guarda in faccia, o quando quella che blandamente chiamiamo ispirazione ti penetra, lacerando il tessuto individuale e costringendoti a scrivere una poesia come se fossi Keats? Che cosa significa essere un ragazzo-lupo, «un animale imperfettamente snaturato, soggetto a intermittenza alle imprevedibili reazioni di unarea spirituale non localizzata», che per Mowgli la figura di fanciullo primordiale più amata della letteratura nasce in uno di questi racconti si trova nella pancia? Distillando lacre alcol del lavoro, senza timori reverenziali di fronte a «sua maestà il vapore» o allaglio dello slang, a onde hertziane o putrelle; scomodando metempsicosi e telegrafo senza fili e alloccorrenza un intero consesso di divinità indiane; addentrandosi persino nella giungla arcaica del cielo, tra «la plebe degli Dei», Kipling, inguaribile Proteo allapice della vita creativa, non fa che cambiare avventura.