Paul Valéry
L’idea fissa
Piccola Biblioteca Adelphi, 566
2008, 2ª ediz., pp. 152
isbn: 9788845922473
«Lo sa, cara Yanette, che secondo me questo libro è una delle cose più significative che ho fatto?». Così Paul Valéry, in una lettera a un’amica, parlava dell’Idea fissa. E il giudizio non deve sorprendere, perché a questa piccola «opera di circostanza, del tutto improvvisata», Valéry aveva affidato in realtà la confessione, sotto forma di vivace dialogo, dei nodi intellettuali che lo avevano ossessionato e affascinato nel corso della sua esistenza. Compendio cristallino dei suoi sterminati interessi letterari, scientifici e filosofici, questo testo si presenta dunque come una sorta di quintessenziale repertorio tematico del grande opus postumum dei Quaderni. Sospinti dalla corrente delle loro idee, i due interlocutori parlano dei soggetti più diversi – psicologia, cosmologia, fisica, biologia, letteratura, medicina –, con ipotesi e obiezioni che si susseguono incalzanti come le mani di una partita a carte. E non è tanto l’approfondimento dei singoli temi a interessarli, quanto il movimento stesso del loro pensiero, il bagliore dei loro processi cerebrali. Lontano quindi dalla rigida consequenzialità di un dialogo socratico, L’idea fissa seduce e sorprende non solo per il contenuto delle idee che i due protagonisti si scambiano o per i tesori che riportano alla luce dalle loro rapide incursioni nei più diversi territori dello scibile, ma anche per la sua forma espressiva – qualcosa di più di un saggio, o di un romanzo, o di un’operetta morale –, quel «parlare semi-interiore, semi-articolato» nel cui ingranaggio l’io si frantuma e si dissolve, e dove il pensiero trova una sua sconosciuta agilità.