Igor Stravinskij, Robert Craft
Ricordi e commenti
La collana dei casi, 73
2008, pp. 414, 26 tavv. b/n f.t.
isbn: 9788845922442
«Posso andare soltanto dove i miei appetiti musicali mi portano» così Igor Stravinskij riassumeva il proprio percorso compositivo, aggiungendo perentoriamente: «Non abdicherò mai alla regola del mio orecchio». Orecchio pronto a cogliere stimoli di ogni sorta, avidamente assorbiti da una curiosità sonora mai sazia e rielaborati da un ingegno unico, che rivive con sorprendente immediatezza nelle conversazioni con Robert Craft raccolte in questo prezioso volume. E prima tappa del viaggio qui rievocato non può che essere Pietroburgo: tra i ricordi di famiglia, la luce e i sapori degli anni di formazione, subito riaffiorano impressioni sonore vivissime «una irsuta banda di pifferi e tamburi della caserma navale non lontana da casa nostra», gli schianti del disgelo nei fiumi, le cadenze della Bibbia paleoslava, i concerti al teatro Mariinskij e le lezioni con Nikolaj Rimskij-Korsakov. Se la Russia resta la matrice prima (e perduta) di un talento esule e poliglotta, la città della consacrazione è Parigi, nella stagione sensazionale dei Balletti Russi. Qui avviene il leggendario scandalo della prima della Sagra della primavera, con Debussy e Ravel seduti in platea (ma «ai lati opposti», per rivalità), Niinskij che, dietro le quinte, «in piedi su una sedia gridava numeri ai ballerini come un capobarca», e il direttore Pierre Monteux, sul podio, «impervio e impassibile come un coccodrillo» nel clamore delle contestazioni. Lungo il filo della memoria di Stravinskij potremo poi seguirlo in una girandola di incontri straordinari: da Satie a Picasso, da Proust a DAnnunzio, da Matisse a Puccini, da Valéry a Segovia al «vecchio Monet, canuto e semicieco». E ci sembrerà di vederlo sbarcare a New York, nel settembre del 1939, da una nave affollata di profughi (la stessa su cui arriva Toscanini). Pensa a un soggiorno di pochi mesi: rimarrà in America per più di trentanni.