2001 / pp. 276 / € 16,00 € 15,20
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Conseguita la nomina a giudice penale – promozione meritata, certo, ma quanto ha contato la correttezza politica? –, Daniel Savage, oriundo brasiliano cresciuto nel milieu della migliore borghesia inglese, decide che è giunto il momento di mettere la testa a posto. In fondo il suo matrimonio non è poi così infelice, e i figli adolescenti hanno bisogno della presenza del padre – ma soprattutto è il suo nuovo ruolo istituzionale a imporgli un cambiamento. Se ogni giorno, in tribunale, Savage combatte le ingannevoli verità di chi cerca di occultare la verità, tanto più la sua condotta dovrà essere irreprensibile.
Ma il trapasso dall’ambiguità alla trasparenza – e dai molti adulteri alla serena routine coniugale – si rivela tutt’altro che agevole. Più Savage persegue una vita semplice e convenzionale, più intorno a lui tutto si complica, tutto diventa enigmatico e sfuggente. Perché sua figlia si rifiuta di trasferirsi nella confortevole casa nuova che hanno acquistato? Perché una giovane coreana insiste nel telefonargli per chiedere aiuto? Mentre in tribunale si dissipano le ombre delle vicende più oscure, la vita del giudice Savage sprofonda in un abisso di confusione, perfidia e violenza: il suo mondo, che vanamente egli cerca di mantenere sotto controllo, si trasforma in un mosaico incongruo, una indecifrabile galleria umana in cui ogni volto può celare una identità inattesa, e dove spesso sono proprio i familiari, gli amici più intimi ad apparire di colpo estranei e perturbanti.