Benedetto Croce
Taccuini di guerra
1943-1945
L'oceano delle storie, 6
2004, pp. 505
isbn: 9788845918827
Il 27 luglio 1943 Croce annota nei suoi «taccuini di lavoro»: «Fisso è il pensiero alle sorti dell'Italia: il fascismo mi appare già un passato, un ciclo chiuso, e io non assaporo il piacere della vendetta; ma l'Italia è un presente doloroso». Con queste risolute parole, Croce riemerge dall'isolamento e dà avvio a una fase radicalmente nuova di impegno e partecipazione a quella vita politica della quale si era in sostanza tenuto distante. Un impegno che lo spinge dapprima funzione di raccordo fra il governo e i partiti dell'opposizione antifascista, e poi ad assumere, nel giugno 1944, la presidenza del ricostituito Partito liberale. Il filosofo diventa così un importante punto di riferimento del dibattito politico-istituzionale, e soprattutto il principale artefice della continuità dello Stato, vale a dire del modello di democrazia liberale mutato dalla tradizione politica europea dell'Ottocento. Le annotazioni registrate fra il luglio del 1943 e il dicembre del 1945- che costituiscono una zona a sé dei suoi taccuini, fitta di riflessioni e notizie su avvenimenti e incontri- ci permettono dunque di penetrare in un laboratorio segreto in cui l'attività di studioso si accompagna singolarmente a quella di politico militante: un politico lungimirante, lucido, concreto, se necessario aspro e deciso, impegnato a dialogare con le personalità più rilevanti di quell'epoca tempestosa (da Togliatti a Saragat a Nenni a Parri a De Gasperi) e capace di assumere un ruolo di primo piano nel difficile amalgama tra le forze politiche. Ma ci permettono anche di ripercorrere giorno dopo giorno anni cruciali, sui quali si vanno affollando testimonianze disparate- e per la prima volta abbiamo l'impressione di vederli in ogni dettaglio, come servendoci di un potentissimo zoom.