2016 / pp. 167 / € 16,00 € 15,20
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Adelphi eBook
2016 / pp. 167 / € 7,99
Quando la protagonista («la donna») parte per Asmara, sa soltanto che va a fare una visita a un vecchio amico («il ragazzo che aspettava qualcosa») che insegna nel liceo italiano: forse per sfuggire all’orrore delle feste natalizie – o forse per chiarire la sostanza di un legame difficile, troppo simile all’amore per esserlo davvero. Ma sarà proprio lui, l’amico, che la guiderà, nei modi cerimoniosi e sommessi di un’archetipica necessità, all’incontro con un soldato del contingente di pace, che ha tatuato sulla spalla destra san Giorgio, uccisore del drago. I tre si addentreranno così – tra gli abbagli necrotici delle province dell’Ovest e le sfocate visioni della laguna di Massawa, le feste tribali a Barentù e gli incantesimi apotropaici di una fattucchiera – in un dedalo tragicomico di malintesi e maldestrezze che ha, al tempo stesso, l’andamento di un vaudeville e di un dramma amoroso, e al culmine del quale alla protagonista accadrà, come a una derisoria reincarnazione dell’eroina tolstojana, di desiderare la morte ai bordi di una ferrovia sulla quale non passano più treni.
Come ben sanno i lettori del suo primo romanzo, Lourdes, Rosa Matteucci possiede la rara capacità di giustapporre e sovrapporre il pathos e il grottesco senza diminuirne la carica, anzi esaltandola. E per questa via raggiunge un’accorata, lancinante percezione di quel fondo oscuro e doloroso che sta dietro a tutto.