Marcel Detienne
Apollo con il coltello in mano
Un approccio sperimentale al politeismo greco
Il ramo d'oro, 40
2002, 2ª ediz., pp. 326, 1 tav. in b/n
isbn: 9788845917301
Secondo un perentorio asserto di Winckelmann, la rappresentazione di Apollo «esige lo stile più alto: un’elevazione al di sopra di tutto ciò che è umano». E questa canonizzazione di Apollo – dio della luce, della ragione e della purezza – trova illustri riscontri in numerose opere dell’antichità classica ed ellenistica: dalle Odi di Pindaro ai Dialoghi di Platone agli Inni di Callimaco.
Tuttavia, dietro il volto luminoso e rassicurante del dio si nascondono la lama insanguinata di un coltello, l’impurità della malattia e la dissoluzione della morte. Le tracce sono semicancellate dal tempo, ma si scorgono ancora, innanzitutto nei riti e nelle pratiche religiose. E nella letteratura: nei poemi omerici così come nell’Orestea di Eschilo, ecco apparire un altro Apollo, latore implacabile di pestilenze e di lutti, avido di stragi, compiaciuto dei suoi altari cruenti, impastati di cenere, sangue e umori.
La pista era dunque già tracciata, dai primi passi di Apollo sul suolo di Delo fino al suo braccio armato di coltello che si staglia minaccioso sullo sfondo innevato del Par naso. Ma occorreva un maestro per riconoscerla: e Marcel Detienne, meglio di chiunque altro, riesce a condurci nei più segreti recessi del dio «simile alla notte», attraverso le pagine di questo saggio che, pur nel suo impeccabile rigore documentario, offre, in virtù della vividezza coinvolgente della prosa, la grazia di un’appassionante lettura.