Martin Heidegger
Parmenide
A cura di Manfred S. Frings, Franco Volpi
Biblioteca Filosofica, 17
1999, 3ª ediz., pp. 297
isbn: 9788845914713
In questo corso universitario, tenuto a Friburgo nel semestre invernale 1942/43, il nome di Parmenide sta per tutto ciò che esso rappresenta: il pensiero aurorale dei greci quale inizio e fondamento della civiltà occidentale. Prendendo le mosse da una serrata interpretazione del poema parmenideo Sulla natura, ed estraendone con magistrale sicurezza gli insegnamenti essenziali, Heidegger va ben oltre l’esegesi del testo, e disvela uno scenario speculativo da cui emerge come allora siano apparse le parole-cardine di tutta la filosofia occidentale. Con altrettanta persuasività egli mostra poi quali mutamenti epocali si siano prodotti allorché il lessico delle origini fu «romanizzato» e a termini come aletheia, mythos, logos, epos, polis, dike, praxis, theoria, theion subentrarono i concetti di veritas, ratio, imperium, iustitia, ecc. Heidegger orchestra così una polifonia sorprendentemente ampia di motivi, in cui Parmenide diventa il pre-testo per trattare temi e problemi quali la verità, la giustizia, la politica, il divino, o per confrontarsi con pensatori come Schopenhauer, Nietzsche, Burckhardt, Spengler, o ancora per evocare poeti come Rilke e Hölderlin – sino a offrire en passant un’interpretazione del celebre Dies irae, dies illa di Tommaso da Celano.