Groucho Marx
Groucho e io
Biblioteca Adelphi, 350
1997, 2ª ediz., pp. 316, 22 ill. in b/n
isbn: 9788845913402
Come sappiamo dalle sue strepitose lettere, nonché dalla leggenda che circonda la sua carriera di attore, Groucho Marx era Groucho in ogni sua manifestazione, e la comicità che irradiava sullo schermo si nutriva delle ricche assurdità della sua vita. Così, un’autobiografia di Groucho non poteva certo somigliare alle tediose elencazioni di travolgenti successi che spesso costituiscono le vite delle star. E questo fin dall’inizio, fin dalla scelta del nome (Julius Henry Marx), destinato a conquistare le simpatie di uno zio il cui patrimonio, ahimè, «risultò consistere in una palla da biliardo numero nove (rubata), una scatola di pasticche per il fegato e uno sparato di celluloide».
Cinquant’anni di epopea americana ci passano davanti attraverso lo sguardo ilare di Groucho: la giovinezza dei cinque fratelli trascorsa a Yorkville, nell’East Side di Manhattan, col padre sarto («Che papà fosse un sarto, era un’idea condivisa soltanto da lui») e la madre-agente («Mia madre alla fine giunse alla conclusione che il modo migliore di sfondare in teatro era non già di lanciare un figlio alla volta, ma fare un lancio all’ingrosso»); i primi numeri di varietà col nome di «I quattro usignoli» e i primi successi di botteghino con I’ll Say She Is! Nel 1931 «una numerosa parentela assortita di Marx di varia foggia, sesso e misura» si trasferisce in California. E lì continuano le avventure, intrecciandosi alla vita di Hollywood in anni gloriosi. Alla fine, usciremo da questo libro storditi e felici come dopo aver visto uno dei migliori film di Groucho.
Groucho e io è stato pubblicato per la prima volta nel 1959.