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Alci

Il santuario buddhista nascosto del Ladakh. Il Sumtsek

Traduzione di Vincenzo Vergiani

Fuori collana
1996, pp. 288, 297 tavv. a colori
isbn: 9788845912559

€ 105,00  (-5%)  € 99,75
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IN COPERTINA
Dipinto raffigurante la Tara Verde nella forma di «Colei che Salva dagli Otto Tipi di Paure o Pericoli», Astabhayatrana-Tara.
SINOSSI

Sulla riva sinistra dell’Indo, in una piccola e splendida valle del Ladakh adagiata fra le ripide vette dello Himalaya occidentale, da più di otto secoli sopravvive miracolosamente intatto il complesso buddhista dei templi di Alci, che il cambiamento del corso di un fiume vicino ha reso per secoli inaccessibile.
Il tesoro pittorico racchiuso in questi fragili edifici di legno e fango, testimonianza unica della maestria di ignoti artisti, può essere avvicinato a quelli, ben più famosi, di Dunhuang o di Ajanta. Come dire che merita di essere annoverato fra le meraviglie del mondo. Ma con una differenza: il profondo mistero che lo avvolge. Qui abbiamo infatti il lascito di una civiltà alta ed elaborata, di estrema raffinatezza estetica, ma della cui storia non sappiamo nulla di certo. E ciò rende ancor più avvincente il caso di Alci, enigma che ci parla di un mondo inabissato. Fra le costruzioni presenti nell’Area Sacra, la più preziosa e incantatoria è senza dubbio il Sumtsek (il tempio a tre piani), universo miniato e simbolico in cui l’iconografia del buddhismo tantrico tibetano si sposa a stilemi e motivi tipicamente kashmiri: tentare di comprenderlo è un’avventura che mette in gioco tutti i piani della mente, dalla immediata percezione estetica sino all’astrazione metafisica – avventura non dissimile da quella riservata a chi voglia intendere luoghi come Borobudur a Giava. E al Sumtsek è dedicato questo libro, frutto di laboriose ricerche avviate nei primi anni Ottanta: le straordinarie fotografie di Jaroslav Poncar documentano in ogni dettaglio i dipinti murali, minuziosamente descritti e analizzati da Roger Goepper, direttore del Museum für Ostasiatische Kunst di Colonia.
La sottile e grandiosa complessità del programma iconografico di Tshulthim Ö, che intorno al 1200 fece erigere il Sumtsek, è oggetto di un tentativo di interpretazione globale nel saggio di Robert Linrothe, cui segue, a completamento del volume, uno studio scientifico di Karl Ludwig Dasser sulle tecniche pittoriche e i materiali usati, nonché sullo stato di salute dell’edificio, per il quale ormai urge un’esperta opera di restauro.