Plutarco
Le virtù di Sparta
A cura di Dario Del Corno
Piccola Biblioteca Adelphi, 368
1996, 7ª ediz., pp. 221, 1 cartina b/n
isbn: 9788845912085
Tutta la storia moderna, sino alla Rivoluzione francese, sino ai funesti esperimenti del nostro secolo, ha subìto il fascino della «leggenda di Sparta» – fascino non meno pervasivo e insinuante di quello esercitato da Atene. Ma se si guarda più indietro, ci si accorge che tale «leggenda» ebbe un’influenza enorme già su Roma antica e che, prima ancora, il suo invincibile potere di attrazione non risparmiò il campo dei nemici tradizionali, vale a dire quella Atene dove sempre fu attivo il movimento dei «laconizzanti». Qual era il segreto, ci si chiede allora (come già si chiedeva Tucidide), di quella città severa, crudele, costretta in una disciplina che non ha uguali? E come mai Sparta ispira insieme le virtù più austere e le persecuzioni più feroci? Una fonte decisiva per capirlo – in questo, come in tanti altri casi – si trova negli «opuscoli» che Plutarco (anch’egli a suo modo un «laconizzante») dedicò a Sparta. Vi troveremo detti memorabili, che poi si sarebbero ripercossi nei secoli, e osservazioni antropologiche preziose. In definitiva, ciò che occorre a ogni lettore intelligente per porsi di nuovo i quesiti irrisolti su questa città dove per la prima volta, secondo Jacob Burckhardt, la vita volle fondarsi sul culto del potere per il potere.