Joseph Roth
Museo delle cere
Figure e sfondi
Biblioteca Adelphi, 313
1995, 2ª ediz., pp. 162
isbn: 9788845911804
Prima di rivelarsi pienamente come narratore, Joseph Roth lavorò come giornalista, in quegli anni Venti particolarmente adatti alle incursioni nella realtà da parte di un viaggiatore «dappertutto a casa, ma senza casa». E subito fu riconosciuto «prosatore di primordine, un maestro della lingua tedesca» (Hermann Kesten). In Museo delle cere, pubblicato nel 1930, Roth volle raccogliere il meglio di quegli scritti: una trentina di feuilleton apparsi per la maggior parte nella «Frankfurter Zeitung». Il titolo originale, Panoptikum, riprendeva il termine tedesco per «museo delle cere» accenno a un mondo sempre più spettrale, dove i manichini del Musée Grévin potevano apparire come «imitazioni più vere» , e al tempo stesso implicava una visione «panotticale», una veloce panoramica delle esperienze fatte da Roth, uomo e giornalista, a Vienna e in Germania ma anche su e giù per lEuropa, in Francia come in Albania: «figure e sfondi», come dice il sottotitolo. Tra le «figure» sfilano i piccoli personaggi della vita dalbergo che sarebbe diventata la vita stessa di Roth, gli oscuri colleghi in giornalismo, le ombre indaffarate che partecipano a un solenne ma effimero congresso: profili che un giorno acquisiranno nomi e cognomi nei romanzi di Roth, comparse di unepoca che pochi come lui ci hanno saputo restituire. Tra gli «sfondi» emerge un ricordo che diviene una pagina memorabile: laddio a tutto un mondo, con il funerale di Sua Maestà Apostolica Imperial-regia Francesco Giuseppe cerimonia alla quale il giovane Roth aveva partecipato indossando la «nuova uniforme grigio-verde con la quale saremmo andati al fronte qualche settimana più tardi».